La Galleria Expowall di Milano - Speciale collezioni

L’ufficio italiano di Bridgeman Images è sempre alla ricerca di contenuti nuovi ed esclusivi per la distribuzione internazionale, con lo scopo di mettere in contatto artisti con creativi in diversi ambiti, dall’editoria alla pubblicità. 

Grazie alla collaborazione con la galleria milanese Expowall, rappresentiamo oggi una collezione eclettica di fotografi e artisti per lo più italiani: 

dagli antitetici Giorgio Cravero e Beatrice Mancini, il primo alla ricerca dell’astratto e la seconda alla scoperta di luoghi remoti con i suoi reportage incantati; 

dalle sculture in tessuto di Stefano Bressani ai collage giocosi di Peperina Magenta; 

passando poi per gli scatti rubati in giro per il mondo dalle macchine da presa di Carola Guaineri, Nicola Carignani, Valeria Gradizzi, 

e per finire la perfezione immanente dei fiori di Domenico Carelli. 

Siamo quindi lieti di poter intervistare Pamela Campaner, fondatrice della galleria.  

Quando e come nasce la Galleria Expowall?

Expowall nasce in occasione di Expo 2015 con un progetto finalizzato a rendere consapevole il pubblico che la condivisione di immagini è anche condivisione di pensiero. Questa, ne siamo convinti, è la forza narrativa della fotografia.

Possiamo dire che la galleria è nata prima on-line che off-line, con un photoblog che lavorava su due livelli di immagini visualizzate simultaneamente: quelle degli artisti (pubblicate e gestite direttamente da noi) e quelle replicate attraverso # da Instagram con una logica embedding.

Se dovessi riassumere l'attività della tua galleria con un'immagine, quale sceglieresti e perché?

 Mi ritrovo molto nelle Geometries di Giorgio Cravero per la convivenza dei contrasti che costantemente affollano il nostro lavoro. La rigidità dei solidi ripresi nell’istante in cui irrompe il liquido colorato con curve fluide e casuali, in uno straordinario equilibrio di opposti, dando vita a nuove forme e geometrie, è perfetta per raccontare chi siamo.

La galleria ha un focus sulla fotografia contemporanea, ricordi qual è stata la prima mostra fotografica?

Siamo passati da live wall di Expo 2015 a galleria fisica con una mostra collettiva di fotografi che durante l’esposizione universale hanno messo a disposizione i propri lavori per rivelare Milano al mondo. Di fatto per sei mesi a Milano in quell’anno avevamo venti milioni di potenziali macchine fotografiche in azione per raccontare lo stesso evento. Le foto in cui una collettività ritrae se stessa sono i modi in cui la società si costruisce, e crediamo che la città di Milano ne abbia profondamente beneficiato.
 

Com’è cambiato il ruolo della galleria da quando hai iniziato ad oggi?

Abbiamo affrontato gli inevitabili cambiamenti a cui è soggetto il mercato dell’arte insieme all’emergenza pandemica. Questo ci ha portato a spostare gli investimenti sul consolidamento dei nostri artisti nei confronti dei collezionisti e sul raggiungimento di nuovi pubblici, rinunciando ahimè a una parte di ricerca di nuovi autori.
 

Come hai conosciuto Bridgeman e cosa offre in più il licensing agli artisti?

Abbiamo conosciuto Bridgeman in occasione dell’apertura dell’ufficio italiano. Oltre a garantire una ampia e diffusa promozione internazionale, Bridgeman è una guida per la comprensione di altre culture visive e ci stimola a riflettere sulle collezioni che proponiamo e spesso anche a lavorare su interi archivi.
 

Scopri tutte le immagini Expowall disponibili su Bridgeman Images

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