Published 28/07/2021
L’esperienza di Dorothea Lange è un passaggio fondamentale per il fotogiornalismo e la fotografia di reportage contemporanea.
Grazie alla capacità di umanizzare i soggetti e di trasmettere vulnerabilità e forza, gli scatti della Lange sono diventati icone. Le sue foto raccontano un'intera storia con una sola immagine.
Dopo aver studiato fotografia alla Columbia University di New York City, nel 1918 si stabilì in California e iniziò a lavorare in un laboratorio fotografico. Quando la Grande Depressione colpì gli USA, la Lange trovò la sua vera vocazione. Cominciò a fotografare per la strada, a San Francisco, la disperazione dell'uomo comune. Velocemente i suoi scatti attirarono l’attenzione di una nuova agenzia governativa degli Stati Uniti, poi nota come Farm Security Administration (FSA).
Nel 1935 il governo degli Stati Uniti fondò la Resettlement Administration (RA). Nel 1937 la RA divenne la Farm Security Administration (FSA). Nell’ambito di un programma di documentazione della situazione, tra il 1935 e il 1944 vennero assunti diversi fotografi, tra cui Dorothea Lange.
La foto Migrant Mother
La celebre fotografia 'Migrant Mother' fu scattata a Nipomo, California, in un campo di piselli. Le sette riprese che Lange scattò quel giorno ritraggono la trentaduenne Florence Thompson, in varie pose con i suoi sette figli affamati. La serie divenne simbolo della Grande Depressione.
Uno degli scatti di Migrant Mother fu esposto al Museum of Modern Art nel 1940, solo quattro anni dopo la sua realizzazione, con il titolo Pea Picker Family, California. Cambiò titolo e didascalia successivamente, quando fu poi esposta sempre al MoMA per una retrospettiva postuma, e divenne nota come Migrant Mother, Nipomo, California. Già prima della sua morte questa icona portò alla Lange la prestigiosa borsa di studio Guggenheim nel 1941, diventando la prima donna a ricevere tale riconoscimento.
La Lange continuò il suo lavoro di documentazione sociale anche quando gli Stati Uniti entrarono nella seconda guerra mondiale (1942), lavorando per la War Relocation Authority. Il suo incarico era quello di fotografare l'internamento dei giapponesi americani.
Si oppose fortemente ma accettò l'incarico per assicurarsi che ci fosse una testimonianza valida per il futuro. I suoi reportage furono molto critici nei confronti dell'evacuazione e dell'internamento dei giapponesi americani. Di conseguenza, il governo sequestrò le fotografie e le secretò fino a dopo la fine del conflitto.
Nel 1952 la Lange co-fondò Aperture, un periodico trimestrale, con Ansel Adams, Barbara Morgan, Minor White, Beaumont Newhall e Nancy Newhall. Lo stesso anno incontrò Edward Steichen, con il quale lavorò dal 1953 al 1954 alla mostra del MoMA del 1955 "The Family of Man". La mostra esponeva 503 fotografie provenienti da 69 paesi e fu vista da più di nove milioni di persone nel corso del suo tour mondiale di otto anni.
Per circa 10 anni prima della sua morte (1965) si concentrò sulla documentazione della vita in Asia. Poco prima di morire fece in tempo ad avviare il lavoro di curatela per la sua retrospettiva al MoMA, la prima mostra personale del MoMA di un fotografo donna.
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